Oggi sciopero dal dolce far niente?

Prima di cominciare questo mio delirio onirico, mi sia consentita una scaramantica grattatina all'involucro che in un tempo ormai lontano si pregiò di avvolgere l'espressione della mia originaria mascolinità. Questo perché, pochi giorni dopo aver dato ascolto e condiviso quanto mi disse un merlo capitolino circa la formazione del governo, in parte realizzata, in parte no, fui colpito da un'infezione causata da un batterio dal nome tanto bucolico (pasteurella multocida) e innocente, quanto in realtà infido e colpevole di avermi fatto quasi rischiare di perdere tutte insieme le vite residue. Sono quindi stato  degente in clinica veterinaria, dove sono stato curato in maniera eccellente e impeccabile, tanto che dopo qualche drenaggio di liquido purulento dai polmoni, un intervento chirurgico e qualche giorno di convalescenza in cui ho anche azzannato la mano della veterinaria che mi curava, ero già pronto a rimettermi sul balcone ad ascoltare il gazzettino dei volatili di passaggio, sebbene, per ragioni chirurgiche e terapeutiche, fossi depilato come un bonobo. Rassicurati tutti sul mio stato di salute e fatto lo scaramantico preambolo, posso tornare alla mia pacifica forma di protesta. Contro cosa, poi?

Non si può sintetizzare in una parola sola: bisognerebbe fermarsi, aprire un dibattito (anche una scatoletta di pesce dell'Oceano: davanti a un buon sushi per felini si ragiona meglio), poi trovare la priorità.

Ambiente? Beh sì, inizia con la lettera "A" -almeno in Italia- quindi possiamo metterlo come prima voce dell'elenco. Sono già in tanti a denunciare il surriscaldamento del clima e, credetemi, a causa del lungo pelo nero/fulvo che mi ricopre, riesco a trarre giovamento da ottobre a febbraio, mentre durante gli altri mesi soffro terribilmente il caldo. Il vello nero, poi, attira la luce solare come le deiezioni attirano le mosche. Dei perfetti complementi. Ci manca solo che aumenti la temperatura e quasi rimpiango la depilazione forzata di maggio 2018. Ma cosa ci posso fare io, se il clima si riscalda? E' colpa degli animi troppo accesi? E' colpa del progresso? E' colpa degli sprechi? Nel dubbio, me ne sto in casa, sul divano in pelle, con l'aria condizionata accesa e consumo energia elettrica, magari proveniente da fonti non rinnovabili. E' colpa mia se le fonti rinnovabili vengono usate da meno persone di quelle che passano la giornata a guardare il monoscopio in televisione? E' colpa mia se ho caldo? E' colpa mia se ho freddo? E' colpa mia se sono stanco? L'unica forma di risparmio che conosco è il risparmio della fatica e del lavoro (mio): praticamente sto fermo tutto il giorno a poltrire e mi sposto solo per andare a verificare che la ciotola sia sempre ben alimentata di gustoso cibo, rigorosamente non a chilometro zero. Dal pesce dell'Oceano, al tonno del Sud-Est Asiatico, alla selvaggina extraeuropea, almeno tante varietà sono poste in imballi riciclabili; un piccolo passo verso la santità ambientale è compiuto e posso dedicarmi a un meritato riposino, conscio di aver fieramente posato il mio mattoncino di coscienza ambientale. Non basta? Sono ipocrita? Sono superficiale?

E chi, veemente protesta o mi può accusare di poca coscienza, ha provato a trascorrere una settimana privandosi del cellulare, che pare emetta onde elettromagnetiche e si serva delle medesime, amplificate ed emesse nell'ambiente da graziose, armoniose e rispettose torri ripetitrici? Ovviamente la privazione del cellulare non esclude la frequentazione delle piattaforme sociali: si può sempre usare il computer di casa. Attenzione, però, corre voce incontrollata che questo, insieme alla sua degna compare, la connessione internet, sia alimentato con la corrente elettrica, di cui ho già detto poc'anzi.

Si è privato per una settimana dell'automobile, che pare inquini, sia assolvendo alla sua funzione di trasportare, che, ancor peggio, al termine della sua vita utile, quando deve essere smaltita?

Ha trovato il tempo di sferruzzarsi un bell'abito di cotone per vestirsi, evitando di utilizzare capi prodotti dall'altra parte del mondo, che di certo non vengono consegnati con la teleferica?

Ha rinunciato a qualche viaggio aereo o a qualche crociera con la nave? Anche queste forme di trasporto non sono mosse da pedali e i remi si utilizzavano ai tempi degli antichi Romani.

Se alle quattro domande qui sopra si è risposto affermativamente, allora si ha titolo di coerenza per protestare, scioperare e scardinare il sistema, altrimenti ci si può sempre allenare combattendo contro i mulini a vento.

Lo so, non è una trovata originale, qualcuno ne ha già tratto un romanzo qualche secolo addietro, ma il concetto è terribilmente attuale.

Poi, i mulini a vento sono ecologici e rispettosi dell'ambiente, quindi "environmental-friendly (così ho dato anche una ventata di globalizzazione, scusate non ho resistito), sono silenziosi, efficienti e rendono pure gradevole il panorama. Viene quasi davvero voglia di combatterli.

Nel dubbio, me ne sto a casa a coltivare il mio orto di pigrizia a "centimetro-zero". Dà frutti che solo un vero intenditore può cogliere e di privarmene scioperando non ci penso neanche lontanamente: mi addormento prima.

E' il progresso, bellezza.

Cosa ne pensate?

 

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